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Patto territoriale |
Cos’è il Patto territoriale della Val di Gresta
Il patto territoriale della Val di Gresta comprende il territorio della
Val di Gresta e quindi l’intero comune di Ronzo-Chienis, le altre
frazioni della Valle che fanno parte del comune di Mori, altre aree
limitrofe del comune di Mori (Loppio, Sano e Besagno) e del comune di
Isera (Patone e Lenzima), coinvolgendo complessivamente circa 3800
abitanti. I comuni coinvolti sono pertanto tre: Ronzo Chienis, Mori e
Isera.
Il patto parte da lontano e precisamente dal 1998 quando è iniziata una
riflessione tra gli amministratori locali e alcuni componenti della
comunità sui temi dello sviluppo futuro della valle.
É l’anno in cui
prende avvio l’iter di formazione di un Progetto di Turismo Rurale,
che coinvolgeva i due comuni di Ronzo Chienis e di Mori, grazie anche ad
alcuni stimoli che allora erano stati lanciati dalle Acli terra sui temi
della montagna e dell’agricoltura.
Per un certo tempo gli sforzi si sono concentrati su questo progetto
cercando di coinvolgere gli operatori locali e di individuare dei
percorsi per poter dare sostenibilità all’attività tipica della
valle, ovvero l’agricoltura.
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Anche in Val di Gresta, infatti, questo
settore presentava degli elementi di fragilità, non essendo più in
grado da sola di garantire agli operatori un reddito adeguato e da
soffrire dell’allontanamento delle generazioni più giovani. |
Nel 1999 viene sottoposto alla Provincia Autonoma di Trento un Progetto
di Turismo Rurale che già allora presentava una serie di soggetti
privati firmatari che si impegnavano ad investire sulla valle.
In seguito all’emanazione dei Patti Territoriali, lo stesso gruppo
promotore, coordinato dai due comuni di Ronzo-Chienis e di Mori,
presenta istanza alla Provincia di Trento per l’attivazione di un
Patto territoriale in Val di Gresta.
E’ così che nel settembre del
2000 viene insediato il tavolo della concertazione che coinvolge anche
il comune di Isera e numerosi rappresentanti delle varie realtà
economico-sociali della valle.
Dai vari incontri tra gli addetti ai lavori e la comunità locale
vengono definiti gli obiettivi del patto, che si sostanziano nel
miglioramento della vita delle popolazioni che vivono nell’area
coinvolta per limitarne l’abbandono attraverso un processo di sviluppo
sostenibile.
Quindi, definiti gli obiettivi di fondo del patto, sono
stati individuati i cinque grandi assi di sviluppo, che sono, da una
parte, l’agricoltura ed il mantenimento del territorio, dall’altra
il turismo rurale, l’imprenditoria artigianale, il piccolo commercio e
la formazione.
La Val di Gresta ha un’antica cultura nel campo dell’agricoltura e
in particolare nell’agricoltura di qualità, avendo già da molto
tempo fatto una scelta precisa nel settore biologico; per questo va
preservata la memoria storica e le conoscenze scientifiche acquisite nel
settore.
Il mantenimento del territorio va di pari passo con questa
attività. Infatti, i terrazzamenti tipici che modellano la valle sono
anch’essi il frutto di una cultura antica che ben si coniugava con l’attività
agricola e che, con il progressivo abbandono della terra da parte degli
agricoltori viene meno, in quanto i contadini non mantengono più i
muretti a secco e progressivamente l’ambiente si sfalda.
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Il secondo asse di sviluppo è quello del turismo rurale, del turismo
“verde” che apprezza il contatto col territorio, che vuole capire il
tessuto agricolo, le tradizioni della terra, la filiera dei prodotti. Si
tratta di un turismo emergente al quale possiamo dare una risposta con
le risorse del nostro territorio e in questo senso si vuole favorire l’offerta
turistica diffusa.
Il concetto di fondo di questo tipo di turismo è
quello dell’ospitalità in casa (bed & breakfast) e senz’altro
non quello delle grandi strutture alberghiere. |
Insieme al turismo si
vuole rilanciare e sostenere l’imprenditoria artigianale e favorire
nuove forme di imprenditoria giovanile, così come il commercio, nell’intento
di favorire l’apertura di punti vendita sul territorio Importanza
cruciale riveste infine la formazione, che mira a migliorare il livello
di competenza e professionalità degli operatori ed in generale la
cultura dell’ospitalità.
La firma pubblica del Patto territoriale è avvenuta nel settembre del
2001, tra il soggetto responsabile del Patto ed il Presidente della
Giunta provinciale.
Dall’ottobre 2001 e fino alla fine di marzo 2002 (prorogata poi fino a
dicembre 2002) c’è stata l’apertura dei bandi per la presentazione
delle domande d’investimento e la contemporanea apertura di uno
sportello informativo.
Finora i risultati sono molto positivi; il clima di dialogo che si è
creato in questi anni fra le amministrazioni e la comunità ha senz’altro
creato una compattezza tra i soggetti pubblici, la comunità ed i
soggetti privati. Questo ha favorito il crearsi di un clima di fiducia
nelle nostre comunità locali portando ad accrescere la consapevolezza
delle risorse locali come capitale d’investimento che possa dare anche
un reddito. Questo ha innescato un’effervescenza d’iniziative
private, quindi una voglia di mettersi in gioco, iniziative che finora
sono state presentate e vagliate dal tavolo della concertazione e che
riguardano l’ospitalità rurale, il consolidamento delle attività
agricole, piccoli allevamenti.
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Un’idea molto interessante è quella
del parco rurale per l’educazione agro-alimentare e agro-ambientale.
Le fattorie aperte con l’accoglienza in campo e l’orto biologico
didattico potrebbero formare e responsabilizzare i consumatori e mettere
in rete le realtà produttive così da fare conoscere agli nostri ospiti,
tutta la filiera della produzione, dai metodi di coltivazione al
prodotto finale. |
In conclusione il patto territoriale della Val di
Gresta è diventato uno strumento di dialogo tra le amministrazioni e la
comunità, é uno strumento di aggregazione tra gli operatori nei vari
settori, è uno strumento di autogoverno, è uno strumento che
sicuramente sta creando fiducia e si spera che possa indurre le
generazioni future ad amare il loro territorio, a voler comprenderne la
sua ricchezza ed a volerlo conservare a lungo. Perché, come recitava un
poeta indiano, ..“alla fine conserveremo solo ciò che ameremo e
ameremo solo ciò che avremo compreso”.
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