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Cultura e storia |
La storia La valle era
anticamente detta di Gardumo e ancora oggi, localmente, l'uso non è
stato dimenticato.
Gresta, probabilmente, prese origine dal luogo dove nel 1125 i signori
da Gardumo eressero il castello nuovo (Dossum quod Gresta). E la rocca
fu teatro dei travagli d'amore della castellana Nostra, baronessa di
Gresta, vicenda narrata in un romanzo ottocentesco di Pietro
Alessandrini; divenne così "castello di rapina", rifugio di
bravi e banditi, ultima roccaforte dei Castelbarco baroni di Gresta
nell'aspera contesa con vescovado trentino per la restaurazione dei
Quattro Vicariati, che ottennero solo all'estizione dei Madruzzo (XVII
sec.).
Colonizzata in periodo celto - romano (ne sono spia numerosi toponimi)
su nuclei preistorici e, più
profondamente, in epoca romana, anche nel Medioevo la valle rivestiva
una sicura importanza quale luogo di traffico tra il bacino gardesano e
quello atesino. Ne sono una testimonianza le frequenti fortificazioni
medievali (Castel Vecchio al castelletto di Ronzo, di Gro sopra Varano,
di Manzon, castel Nomesino, castello di Castellino), la presenza di
un'antica Pieve, di una potente famiglia feudale che dal luogo si
chiamò di Gardumo (XII sec.).
La quale poi, nel secolo XIII, costruì il castello sul dosso di Gresta,
presso Pannone, passato un secolo dopo ai Castelbarco dando origine alla
linea di Gresta. Caduta sotto il dominio veneto (XV sec. - primo
ventennio XVI sec.), i signori di Gresta ottennero il permesso dei
Quattro Vicariati a conclusione di un lite secolare con il vescovo di
Trento.
Durante la prima guerra mondiale fu fortificata (autunno 1914), evacuata
(maggio 1915) e bombardata dalle artiglierie italiane. Fu tolta dal
secolare isolamento a seguito della costruzione della strada
carrozzabile a partire dal 1919.
Valle San Felice
è sede dell'antica pieve di Gardumo e di alcuni edifici rustico -
signorili quattro - cinquecenteschi. Appare racchiuso in un anfiteatro
aperto tra il Baldo e il Lago di Garda, le cui scalinate sono costituite
dai campi a gradoni sostenuti da muretti e beneficio di un clima
particolarmente mite.
Il bell'edificio della canonica, già residenza castrobarcense e che la
tradizione vuole caserma dei bravi del soprastante castello di Gresta,
venne incendiato dai soldati del duca di Vendome (1703) assieme a molti
altri del paese e della valle. La chiesa pievana dei Santi Felice e
Fortunato è in posizione dominante. È un edificio di architettura
minore del Cinquecento con due cappelle laterali; un ampio pronao si
apre sul sagrato al cui margine si erge isolato il campanile.
Secondo una leggenda, la chiesa sarebbe stata eretta dal vescovo Felice,
fuggito quassù a causa delle persecuzioni dell'imperatore Diocleziano.
Manzano, paese
molto antico, sulla strada vicinale romana che veniva da Nago, poggia su
terreno di tufo vulcanico, materiale con cui sono costruite le antiche
case. Dinanzi al paese si allarga la vasta piana coltivata che si
affaccia alla Costa Fontana e alla Lasta: in fondo la chiesetta di S.
Apollonia.
Nomesino sarebbe località abitata nell'età del bronzo e
colonizzata da una "gens numesina". Molto pittoresco e antico,
è raggruppato su un terrazzo ai piedi del Dosso del castello. Tipico
castelliere preistorico, ospita i pochi resti del castello medioevale di
Nomesino. La chiesa curaziale è citata fin dal 1220.
Pannone è un
caratteristico agglomerato urbano ai margini settentrionali della piana
di Volture, tra le pendici sud-occidentali del Biaena e quelle
sud-orientali del Creino. La chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e
Giacomo menzionata nel 1537 è stata ricostruita nella metà
dell'Ottocento.
Chienis è
costruito in parte sul conoide di un ramo del Rio Gresta. È un paese
pittoresco, con vecchie case di pietra, che si sta estendendo e
collegando con Ronzo. Zona intermedia è occupata dalla chiesa di S.
Michele Arcangelo.
Ronzo era villa
con una sua regola fin dal XIII secolo. Nei dintorni si trova la
cosiddetta Giazera (o Busi del Giaz), valletta interessante alle pendici
nord occidentali del Monte Biaena e creatasi a seguito del crollo di una
estesa falda di calcari oligocenici. A causa di un fenomeno termico
particolare, negli anfratti e nei cunicoli spesso molto profondi si
formano strati di ghiaccio e cumuli di neve visibili in piena estate.
Tanto che le grotte del ghiaccio del Giaz erano nel passato sfruttate
per un piccolo commercio locale di ghiaccio.
I Piani di Bordala
costituiscono un vasto altopiano prativo ai piedi del Monte stivo, con
vista sulla Vallagarina.
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