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Il Castello di Gresta |
Aldrighetto, Giordano e sua moglie Nicca, Signori di Gardumo
vennero investiti, nel 1225 dal vescovo Gerardo, del "dosso" di Gresta
per costruirvi un castello. Vi costruirono così negli anni successivi il
castello di Gresta, posto a sud del piano di Pannone nel mezzo della Val di
Gresta che in gran parte dominava a vista e che dal castello prese poi il nome.
Nel secolo successivo il castello passò ai Castelbarco e divenne sicuramente
loro feudo nel 1324. Antonio Castelbarco, signore di Gresta, fu alleato di
Venezia nel corso del quindicesimo secolo; ma nel 1497 accettò l'infeudazione
di Massimiliano d'Asburgo, conte del Tirolo e da allora la giurisdizione di
Gresta restò tirolese fino alla sua estinzione nel 1843. Nel 1507 Massimiliano
armò e fortificò il castello e nel marzo del 1508 i veneziano tentarono di
depredare i paesi di Gresta: "e andando tremila fanti dei loro ad ardere
certe ville del conte d'Agresto, furono messi in fuga dai paesani, e mortine
circa trecento" (Guicciardini, Storia d'Italia). Ma a Pasqua dello stesso
anno il castello venne bombardato e conquistato da tre compagnie della
Serenissima guidate da Giovan Battista Caracciolo, dal capitano Dionisio
Brentonico e dal generale Emo.
Nel 1509 Niccolò di Castelbarco tornò in
possesso del castello dopo la sconfitta di Venezia ad Agnadello.
Nel sedicesimo
secolo il barone Niccolò di Gresta fu l'unico sopravvissuto dell'antica
famiglia Castelbarco e iniziò una secolare causa contro il principe vescovo di
Trento per recuperare i beni dei suoi avi ed in particolare i Quattro Vicariati;
essi vennero invece infeudati alla famiglia dei principi-vescovi Madruzzo.
Nostra di Castelbarco, figlia del barone Niccolò, s'innamorò di un rampollo
dei Madruzzo, nemici della sua famiglia a causa della lite per i Quattro
vicariati. Il padre ed i fratelli di Nostra osteggiarono l'amore dei due giovani
e si opposero al loro matrimonio. Allora Nostra tentò il suicidio gettandosi
dalla rupe del castello; tuttavia si salvò. Era stata promessa sposa al conte
Vinciguerra d'Arco che non volle nemmeno conoscere; ma dopo il tentato suicidio,
pentita, raggiunse Vinciguerra, che deluso aveva cercato la morte in battaglia
in Lombardia ed era stato ferito gravemente. Alla fine Nostra e Vinciguerra si
sposarono nella chiesetta di Caneve d'Arco dove un graffito ricorda la cerimonia
nuziale.
Nel 1654 i Castelbarco di Gresta ottennero i Quattro vicariati e ben
presto si trasferirono nel nuovo Palazzo di Loppio; l'antico castello rimase la
sede della giurisdizione.
Nel 1703 il castelo venne incendiato dalle truppe del
generale francese Vendôme nel corso della Guerra di successione spagnola. Il
castello non venne più ricostruito e coll'andare degli anni si diroccò sempre
di più fino a raggiungere il degrado odierno; nel bosco infatti riusciamo ad
intravedere solo pochi ruderi, imponenti ma pericolanti. Nel 1880-81 venne
costruito un forte austriaco su un'altura nei pressi del castello, a conferma
dell'importanza strategica del luogo
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