La storia di San Felice di Gardumo.
I Longobardi
Secondo la tradizione la popolazione di
Gardumo o Val di Gresta e dei paesi limitrofi avrebbe
conosciuto il cristianesimo non all'epoca di S.Vigilio come
gran parte del Trentino, ma verso il 300 d.C. in seguito
alla predicazione del santo vescovo Felice, fuggito da
qualche città italiana al tempo delle persecuzioni di
Diocleziano.
Il vescovo Felice avrebbe predicato il Vangelo
agli abitanti della Val di Gresta, e in altri paesi della
Vallagarina e dell’Alto Garda.
Subì poi il martirio
gettato in una fossa di calce viva ad opera degli abitanti
di Valle di Gardumo. Sulla sua sepoltura sorse la chiesa
della pieve di Gardumo a lui dedicata e che è una delle
chiese lagarine erette "ab immemorabili".
Solo in
un secondo tempo all'originario e poco noto culto di
S.Felice di Gardumo si sarebbe sovrapposto quello dei SS.
Felice e Fortunato.
Il culto del santo martire prese nuovo
impulso nel corso del diciottesimo secolo in tutto il basso
Trentino, dopo la costruzione della splendida cappella
tombale e la traslazione delle reliquie fatta nel
1719.
Dal quinto all'ottavo secolo d.C. Alemanni, Goti, Baiuvari,
Franchi e Longobardi occuparono le nostre valli e poi si
mescolarono alla popolazione romana locale.
I Longobardi occuparono il Trentino nel 569 e diedero vita
all’importante ducato di Trento. Paolo Diacono ricorda
nella sua Storia dei Longobardi anche un conte Ragillone di
Lagaro, vissuto nel 576.
Si ritiene che Gardumo dopo il 569 sia stato occupato dai
Longobardi ed in particolare dai Pannoni, popolazione a loro
federata; mentre, infatti, altri popoli hanno lasciato in
Italia toponimi che li ricordano, l'unico che ricordi i
Pannoni, scesi con Alboino in Italia, risulta essere il
nostro Pannone di Gardumo. Anche i titolari delle chiese
più antiche di Val di Gresta sono i santi cari al popolo
longobardo come S.Felice, S.Giustina, S.Michele, S.Martino e
forse S.Agata, S.Antonio abate, i SS. Filippo e Giacomo,
S.Andrea.
Attesterebbero infine la loro presenza taluni
toponimi, come il vasto Gaz e l'importante presenza delle
proprietà comunitarie. La pieve di Gardumo avrebbe in
sostanza costituito un'arimannia longobarda. Nei secoli
successivi assunse probabilmente importanza anche nella
pieve di Gardumo l'estendersi della proprietà fondiaria di
qualche grande monastero; in tal senso si può interpretare
la tradizione riguardante il "convento" di
S.Giustina di Gardumo e della sottostante chiesa di S.Andrea
di Loppio.
L'organizzazione territoriale romana venne mantenuta per
tutto il medioevo e ad essa si sovrappose quella
ecclesiastica; i "pagi" erano le più piccole
unità amministrative, costituite da un certo numero di
abitati, "vici" e "villae".
Il pago
prese il nome di "pieve" e nel suo centro sorse la
chiesa principale o "pieve" essa stessa,
antichissima, eretta "ab immemorabili".
Cappelle e
chiesette vennero poi edificate negli altri paesi.
Le pievi
erano strutture territoriali omogenee e favorirono la
formazione di consorzi (vicinie o comunità) per l'uso e
l'amministrazione dei beni comuni.
In Vallagarina vi erano, sul territorio che ci riguarda, la
pieve di Lagaro, con la chiesa dedicata all'Assunta presso
Villa, che comprendeva tutta la Destra Adige, la pieve di
Mori, con la chiesa di S.Stefano, che comprendeva anche
Castione, Chizzola e forse Ala; la pieve di Gardumo, con la
chiesa di S.Felice
(e Fortunato), che comprendeva il
territorio delle sette comunità di Val di Gresta.
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