Nicolò di Castelbarco e l'epoca d'oro della Val di
Gresta. Nostra di Castelbarco
I Signori di Gresta-Castelbarco ritornarono nel proprio
castello investiti della giurisdizione, che venne compresa
definitivamente fra le tirolesi.
I primi quattro-cinque
decenni del sedicesimo secolo rappresentarono per la Val di
Gresta un'epoca d'oro.
Venne probabilmente ricostruito il
castello di Gresta, bombardato nella recente guerra, e si
diede l'avvio alla ricostruzione della chiesa pievana di
S.Felice, ed inoltre di quelle di Ronzo-Chienis e di Pannone;
vennero ricostruite ed affrescate anche chiese minori, come
quella di Varano, di S.Anna, di Corniano, di
Manzano, di
Nomesino e la cappella di S.Rocco di Pannone.
Vennero infine
costruite o ricostruite molte case d'abitazione, usando
sempre più frequentemente portali e lesene alle finestre in
pietra ben tagliata da abili tagliapietre secodo disegni
rinascimentali.
La vivace attività edilizia fu certamente
segno di benessere diffuso a tutta la popolazione.
Nel 1525
durante la "Guerra rustica" parteciparono
all'eccidio del conte Busio di Nomi anche alcuni contadini
di Gresta, tuttavia la ribellione non toccò i paesi e non
compromise il Signore di Gresta; anche la vicina popolazione
di Mori rimase estranea alla guerra rustica.
Risale agli
anni fra il 1530 e 1540 e ci commuove ancora la triste
storia d’amore di Nostra, figlia del barone Nicolò di
Gresta-Castelbarco.
Nostra si era innamorata di un giovane
barone Madruzzo, che abitava nel Castel Maggiore di
Brentonico. Il loro amore venne severamente osteggiato dalla
famiglia di Nostra, nemica dei Madruzzo, principi di Trento,
a motivo della lite per il possesso dei Quattro Vicariati.
Nostra disperata tentò il suicidio gettandosi dalla rupe di
Castel Gresta; ma fortunatamente di salvò ed alla fine si
sottomise alla volontà paterna e sposò il conte
Vinciguerra d'Arco.
Il ricordo del loro matrimonio è inciso
nell'affresco del presbiterio della chiesa di S.Rocco di
Caneve d'Arco. La storia venne pubblicata in un noto romanzo
dell'ottocento di Pietro Alessandrini.
Verso la fine del
secolo sedicesimo albergarono al castello di Gresta le bande
di bravi dei baroni Antonio e Federico e dei loro parenti i
conti Avogadro di Brescia, che molestarono a lungo i paesi
circostanti e seminarono crudeltà e delitti degni della
penna del Manzoni.
Nel 1577 essi assaltarono e conquistarono
il castello di Arco, trucidando il conte Orazio d’Arco.
Nel corso del diciassettesimo secolo i Castelbarco
proseguirono l’ormai secolare causa per la proprietà dei
Quattro Vicariati fino al 1663, quando vennero a loro
assegnati dopo la morte dell’ultimo Madruzzo e l’estinzione
di quella famiglia.
|