Cooperazione e sviluppo nel novecento. La Grande Guerra.
La ricostruzione.
Le proprietà dei
Castelbarco erano ancora estese alla
fine del secolo diciannovesimo a
Ronzo e
Chienis, ma erano
presenti anche negli altri paesi. Esse vennero in gran parte
vendute fra la fine del diciannovesimo e l’inizio del
ventesimo secolo.
A Ronzo e Chienis quelle terre furono
acquistate dai rispettivi comuni e distribuite in "parti"
ai cittadini.
Il Comune di Chienis acquistò dai Castelbarco
vasti pascoli che si estendevano sulla fertile china fra il
Creino e lo Stivo e li assegnò in "parti" ai
propri censiti; altrettanto fece il Comune di Ronzo con il
Gombino e le altre terre situate verso la
Bordala.
Quelle
terre vennero coltivate e proprio in quegli anni la Val di
Gresta iniziò ad essere nominata per i cavoli cappucci e
gli altri rinomati ortaggi.
Alla fine dell’ottocento e nei
primi anni del novecento la nascita e la diffusione della
moderna cooperazione attenuò le difficoltà della
popolazione.
Le casse rurali e le cooperative di produzione
e quelle di consumo contribuirono al miglioramento sociale
ed economico di tutta la popolazione, soprattutto nel
secondo dopoguerra.
Nel 1896 si costituì la Cassa rurale di
Pannone, nel 1900 quella di Valle San Felice e nel 1902-3
quella di Ronzo e Chienis; nel 1900 iniziò a funzionare la
Famiglia cooperativa di Ronzo e Chienis e negli stessi anno
anche quella di Pannone e di Valle San Felice; si
costituirono inoltre i caseifici sociali di Ronzo-Chienis e
di Pannone.
Verso la fine del secolo Mori ricevette un
grande impulso dalla costruzione della ferrovia
Mori-Arco-Riva, inaugurata nel 1891 e rimasta in funzione
fino al 1936; essa giovò anche alla Val di Gresta, che
usufruiva delle due stazioncine di Loppio e di Nago.
Allo
scoppio della guerra con l'Italia nel maggio del 1915 Valle
S.Felice, Pannone, Manzano e Nomesino vennero rapidamente
evacuati dall'autorità militare austro ungarica, che
deportò gli abitanti in Boemia o in Austria.
Gli abitanti
di Chienis e Ronzo partirono successivamente; alcuni
sfollarono nei paesi della Vallagarina ed altri in Boemia o
in altre regioni dell'Impero.
La Val di Gresta venne
completamente militarizzata.
La parte occidentale con lo
Stivo ed il Creino dipendeva dal comando austro-ungarico di
Riva mentre quella orientale da quello di Rovereto.
Il
fronte correva dall'Adige a Nago lungo il piano di Loppio e
da Passo S.Giovanni risaliva verso Malga Zures.
Il monte
Baldo era tenuto dall'esercito italiano e le alture della
Val di Gresta erano fortificate e trincerate dall'esercito
austro-ungarico.
Vi era un importante baraccamento militare
austro-ungarico sul Creino, nella località che poi sarà
chiamata S.Barbara, dal capitello a forma di granata
costruito dall’Unt.Jäger Alois Pichler nel mese di
dicembre 1915.
Il tenente Felix Hecht, trasferito sul Creino
dal 21 ottobre 1916 al 7 febbraio 1917, descrisse questi
luoghi nel suo diario lasciandoci alcune fra le più belle e
commoventi pagine sulla Grande guerra nel Trentino.
Sulla
cima del Biaena in una grande galleria ancora oggi esistente
un grande cannone bombardava le postazioni italiane dello
Zugna.
A Pannone il centro delle fortificazioni era il Forte
(Blockhaus-Pannone) costruito nel 1880); innumerevoli erano
le gallerie per le artiglierie, le fortificazioni e gli “stoli”;
vi erano centinaia di metri di trincee; una teleferica
congiungeva Vignole di Arco con il Creino ed il
Monte Stivo,
una congiungeva Ronzo con la cima del
Biaena ed altre minori
congiungevano le postazioni del piano con il monte.
Vi furono combattimenti non significativi a Loppio e verso il
Piantino nel 1916, ma il fronte di Val di Gresta rimase
praticamente fermo fino al 1918 e vi operò soprattutto
l'artiglieria.
Finita la guerra gli esuli ritornarono ai
loro paesi e li trovarono pressoché distrutti.
Ebbe così
inizio la ricostruzione delle case e la riutilizzazione
della campagna.
Valle e Pannone vennero "sventrati"
nel loro nucleo più antico per ottenere delle nuove piazze.
Il forte di Pannone venne demolito e le sue pietre vennero
usate per costruire nuove case.
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