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Prestoria e romanità |
La Val di Gresta fu sicuramente sede di stanziamenti preistorici; i
primi insediamenti stabili di uomini che si dedicavano alla caccia ed
alla pesca iniziarono presumibilmente nel mesolitico (8000-4500 a.c.),
come attestano scarsi ritrovamenti in Bordala. La prima agricoltura,
l'allevamento, la costruzione di manufatti ed i primi abitati risalgono
al neolitico.
A Mori sono stati trovati abbondantissimi reperti nel protoscavo
"al Colombo", nei pressi di Sano, condotto nel 1822 da Paolo
Orsi, fondatore della moderna archeologia trentina; altri reperti si
trovano in molti altri luoghi, come a Palt e in altre zone di Besagno e
a Loppio.
All'età del bronzo antico e medio risalgono altri
ritrovamenti di Mori a Castel Palt e al Colombo mentre le popolazioni
retiche dell’età del ferro hanno lasciato segni sul Monte Garda di
Pannone.
Tutta la Val di Gresta fu sede di stanziamenti preromani, come
possiamo supporre dalle caratteristiche geografiche e dalla
toponomastica ma i reperti archeologici sono stati molto scarsi.
Molto
numerosi sono invece i reperti d'epoca romana, rinvenuti nei luoghi che
si ritengono già abitati in precedenza e che furono poi abitati in
epoca storica; tali luoghi soni i dossi fortificati e le aree degli
attuali paesi.
Il più interessante dei reperti romani della Val di Gresta è la lapide
con la scritta "MAXUMA AIMILIA CIVIS ROMANA ANNORUM LXX",
rinvenuta nei pressi di Nomesino e che sarebbe d'epoca repubblicana,
forse la più antica scritta romana del Trentino.
In età romana il
territorio della Val di Gresta era diviso in proprietà fondiarie con
piccoli nuclei insediativi, ville rustiche e vici. Attraverso i toponimi
è talora possibile risalire al gentilizio del proprietario del fondo.
Prediali romani sono verosimilmente Nomesino e Nomesone, Corniano,
Manzano, Varano, forse Cerzana. Gli insediamenti erano numerosi e lo
attestano i frequenti ritrovamenti archeologici; sono stati rinvenuti
materiale edilizio e ceramico e resti di abitazioni a Pannone e Nomesino
(Zele), resti di una villa romana ad Isera.
Su tutto il territorio della
Destra Adige, di Mori e della Val di Gresta si trovano sepolture,
reperti, cocci e monete d'epoca romana. Alcuni abitati, chiamati ville e
vici, costituivano un “pago”; esso divenne successivamente la “pieve”
medioevale, che era una comunità sia amministrativa che religiosa.
Gardumo, antico nome della Val di Gresta, fu probabilmente un "pago",
che poi divenne la “pieve” di Gardumo. In origine vi erano nella “pieve”
di Gardumo una dozzina di villaggi, dei quali sono rimasti i sette paesi
storici ed attuali con i relativi sette comuni catastali. Gardumo era
probabilmente collegato con l'Alto Garda, come attesta la presenza di
una "gens Numisia" a Riva.
Gli insediamenti o ville di Gardumo
erano particolarmente presenti lungo la direttrice trasversale, cioè
l'antica strada che da Torbole-Nago portava a S.Tomé, Pannone, Nomesino
e Lenzima; meno importante era l'attuale asse longitudinale, che dal
piano di Loppio sale al monte.
Nei pressi della prima strada sono,
infatti, stati rinvenuti la maggior parte dei reperti d'epoca romana,
numerosissimi a Nago, a Castellano di Pannone, a Corte, in Garda, a
Pannone, al Castello di Nomesino, e particolarmente ad Isera (villa
romana).
Reperti occasionali sono venuti alla luce anche a Ronzo, a
Chienis, a Varano, a Valle, a Cerzana, a Rinzone, a Corniano, a
Nomesinio, a Loppio e soprattutto a Manzano.
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