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Besagno |
Besagno, frazione di Mori situata sui primi contrafforti del
Monte Baldo, lungo la strada per Brentonico, gode di una posizione invidiabile
da cui si domina tutta la piana fra Mori e Rovereto.
Circondato da prati, vigneti e castagni, il paese risulta uno dei più piacevoli
della Val Lagarina e ha saputo conservare l’impianto urbanistico dei tre nuclei
originari e buona parte dell’edilizia tradizionale, con abitazioni rustico
signorili in muratura, provviste di porticati e di corti chiuse da muri e
arricchite da artistici portali scolpiti nella pietra locale.
Il più notevole di questi edifici è la casa Boschetti, in contrada San Zeno,
residenza seicentesca dalla facciata movimentata da un portale bugnato, con
l’iscrizione Blasio de Bortolamis Boschetti e da un’elegante bifora in pietra.
La chiesa della Presentazione di Maria, in posizione eminente ai margini del
centro abitato, è stata riedificata nel 1866 su progetto di Antonio Nicolussi,
architetto e pittore di Mori. E’ a pianta centrale, con il timpano fiancheggiato
da due campanili gemelli. L’interno è di gusto neoclassico, elegante sebbene
tardo, arricchito da smaglianti affreschi di Adolfo Mattieli negli anni trenta
del Novecento e da due altari marmorei barocchi, opera dei maestri castionesi e
verosimilmente provenienti dalla chiesa preesistente.
La chiesa conserva un documento di rara importanza: due iscrizioni cristiane,
una intera, l’altra frammentata, tra le più antiche del Trentino. Esse risalgono
al IX-X secolo e sono uniche nel territorio regionale. Poste sul muro esterno
della sacrestia, le epigrafi hanno trovato una collocazione consona al loro
valore in una nicchia all’interno della chiesa a cura dell’Ufficio Beni
Archeologici della Provincia di Trento, che ne ha curato anche la trascrizione.
Le iscrizioni, illustrate già dagli illuministi roveretani del Settecento, sono
state studiate nel 1882 anche dall’archeologo Paolo Orsi, a riprova del loro
interesse.
Chiesa di Besagno, iscrizione altomedievale
Si tratta di due lastre in pietra calcarea.
La minore riporta la scritta: Ad Honore(m) D(e)i Et S(an)c(ti) Zenoni(s) Ego
Joh(annes) P(res)b(yte)r / Hunc Or(atorium) E(?)dificavi ( Io, prete Giovanni,
ho edificato questa cappella in onore di Dio e di S. Zenone) la maggiore: +
Joh(annes) P(res)b(y)ter Aedificator Titu/li Hic Optat Requiescere/ Tum(u)lo.
D(eu)s Illi Donet Se(mpitern)a(m) Requi/em. Felix Sit Illi Mansio (Il sacerdote
Giovanni, costruttore della chiesa, desidera riposare qui, nella tomba. Dio gli
conceda la pace eterna. La dimora gli risulti propizia).
Il primo testo, probabilmente inciso sull’architrave della piccola chiesa
originaria (oratorium) indica il nome del suo fondatore, il sacerdote Giovanni
e del santo titolare, San Zeno, vescovo di Verona, alla cui diocesi era
sottoposta la Valle Lagarina fino quasi a Rovereto, il secondo testo era invece
intagliato sulla lastra tombale del fondatore della chiesa, posta
presumibilmente vicino all’altare.
Le due epigrafi, gelosamente conservate nel corso dei secoli nonostante i
numerosi spostamenti, costituiscono una prova della presenza in età
altomedievale di un piccolo edificio sacro sull’area dove sorge l’attuale
chiesa di Besagno, intitolata a Maria e non più a san Zeno e affidano ai
posteri il desiderio di riposo e di pace eterna del sacerdote Giovanni.
Besagno presenta un’altra testimonianza storica di grande interesse: la
Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Evangelista, affrescata in
un’edicola posta sulla facciata di un’antica abitazione in piazza Castelbarco,
dove, accanto ai personaggi sacri, figurano l’offerente inginocchiato -un
membro della famiglia Castelbarco- e il leone araldico dei Castelbarco in atto
di scambiare tre piume con il leone di San Marco, simbolo della Repubblica di
Venezia.
L’affresco, uno dei più significativi del Gotico in Trentino, deriva il suo
modello dalla Crocifissione dipinta da Giotto nella cappella degli Scrovegni a
Padova ed è opera di Giovanni Badile, pittore di Verona formatosi sull’esempio
dei maestri giotteschi.
Il valore artistico dell’edicola di Besagno va di pari passo con quello storico,
raffigurando l’affresco un avvenimento politico che segnò la storia della Val
Lagarina: l’accordo stipulato nel 1405 fra la famiglia Castelbarco e la
Repubblica di Venezia, simboleggiato dai due leoni che si scambiano le tre
piume, emblema delle tre linee della famiglia Castelbarco, quella di Lizzana,
quella di Beseno e quella di Albano-Gresta, accordo che preluse al dominio
della repubblica sulla Val Lagarina.
Nel nucleo ovest del paese una curiosità è costituita dall’abitazione che la
pittrice Carmen Bertè ha affrescato a trompe-l’oeil in finte pietre e scene
montane con certosina pazienza.
Nei dintorni del paese, itinerari che si snodano attraverso prati e castagneti
portano da una parte al dosso con gli scarsi ruderi di castel Palt e dall’altra
alla valletta in località Bot un tempo sede di miniere di ferro, opifici e
forni fusori -dove si producevano tra l’altro bombe da cannone-saccheggiati e
incendiati dai soldati francesi del generale Vendôme nel 1703, nel corso della
Guerra di Successione spagnola.
Un difficile sentiero s’inerpica invece sui dirupi del monte Giovo, dove una
grotta, detta Pontesel dele strie – dalla quale le streghe si calavano tramite
lunghe scale – ospita le tracce del castello di Besagno, una delle “corone” (castelli
eretti in una grotta) di cui si hanno esempi in Trentino nel castello di S.
Gottardo a Mezzocorona, in castel Corona a Cunevo e nel Covelo in Valsugana.
Per saperne di più
PASSERINI, Origini e memorie di Besagno, 1938
A. GORFER, Terre lagarine, 1977
G. CIURLETTI-M.MAZZUCCHI, Le iscrizioni altomedievali di Besagno (Mori), 2002
R. COLBACCHINI, in Le vie del Gotico. Il Trentino fra Trecento e Quattrocento,
2002
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