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Castel Corno |
Castel Corno (m 836) si raggiunge da Lenzima e da
Patone attraverso la vecchia strada che conduceva dalla Val Lagarina
alla Val di Gresta
Il maniero, grazie alla spettacolare posizione e all’accurato restauro,
è un luogo di grande fascino, di cui rende conto la descrizione di Aldo
Gorfer, nella sua guida ai castelli del Trentino:
E’ uno dei castelli più singolari e pittoreschi delle Alpi: è costruito
sulla vetta d’un enorme obelisco di roccia, caduto dalle rupi
soprastanti in un ambiente aspro, fortemente romantico, al cospetto d’un
grandioso panorama sulla vallata dell’Adige, le sue montagne, le sue
città, i borghi, i castelli.
Lo scavo metodologico e i conseguenti restauri, condotti a partire dal
1994, hanno rimesso in luce le murature del castello, riscoperto
ambienti interrati e consolidato le rovine, che sono state integrate
laddove era evidente la struttura e dove lo richiedeva la statica.
Castel Corno è l’esempio più clamoroso e imponente in Trentino dei
castelli che hanno sfruttato macigni rocciosi per le loro
fortificazioni.
Il maniero consta di due nuclei: il castello superiore, posto sulla
sommità di un enorme scheggia di roccia che s’innalza per una quarantina
di metri e il castello inferiore che si estende ai piedi del macigno.
Una doppia cinta di mura, in cui si aprono tre successive porte, si
allarga a ferro di cavallo partendo dalla roccia, che in alcune zone è
inglobata nella muraglia stessa. Le mura, di altezza variabile tra i 6 e
gli 8 metri, conservano tracce dei portali in pietra lavorata, parte
dell’imponente merlatura, resti di caditoie, mensoloni di pietra che
reggevano il camminamento e contrafforti difensivi in blocchi squadrati.
Il castello inferiore custodisce i resti di due torri, fra le quali
quella che assolveva le funzioni di mastio, con muri di notevole
spessore in cui si aprivano grandi finestre e di una serie di fabbricati
minori, fra cui una cisterna e alcuni avvolti ben conservati, dov’è
allestita un’esposizione con il materiale rinvenuto negli scavi
(utensili, punte di freccia, frammenti di ceramica dipinta) e pannelli
che ripercorrono la storia della fortezza.
L’accesso al castello superiore si effettua attraverso una vertiginosa
scala in legno, che sostituisce le antiche scale retrattili e attraverso
una serie di trentasei gradini scavati nella roccia, che passando
accanto al mulino e al forno del pane portano alla sommità della rocca,
dalla quale si domina l’intera Val Lagarina.
Sorto per esigenze di controllo – vi passava la strada che univa la Val
di Gresta e quindi il lago di Garda con la valle dell’Adige – ma anche
di rapina, che nel ferrigno Medio Evo non era nettamente distinta dalla
guerra, il castello appartenne ai Castelcorno, quindi ai Castelbarco, ai
quali tentarono di sottrarlo i Lodron nel 1474 con il rocambolesco
assalto notturno guidato da Marco di Caderzone e respinto dai difensori.
Nel 1499 il maniero passò ai Lichtenstein, che lo tennero fino al 1759,
quando lo riconsegnarono al principe vescovo di Trento.
Con la partenza dei Lichtenstein, che comunque risiedevano raramente nel
castello, preferendo la loro comoda residenza a Isera, la decadenza di
Castel Corno si fece rapida, il fortilizio venne completamente spogliato
dell’arredo e nel secolo XIX divenne addirittura una riserva di
materiale da costruzione per gli edifici dei paesi vicini.
Cupe leggende di passaggi segreti, di tesori nascosti e di nozze degli
spiriti riecheggiano la tormentata storia di Castel Corno e dei
personaggi connessi alla sua storia: Tommaso di Castelbarco, morto in
mare nel viaggio verso la Palestina, Marco da Caderzone e Pasoto di
Lenzima, giustiziati dopo il fallito attacco al castello nel 1474,
Pravorio Fontana, decapitato perché implicato nella congiura ordita dai
veneziani nel 1507 per occupare il castello, Costantino Lichtenstein,
morto nelle carceri di Budapest nel 1614, dopo essere stato catturato
dai turchi…
Il recente restauro ha salvato ciò che restava del romantico maniero e
ne ha fatto una delle mete privilegiate di escursione della Val
Lagarina.
Per saperne di più:
M. AVANZINI…Note su Castel Corno, in “Annali del Museo Civico di
Rovereto”, 1988
A. GORFER, I castelli del Trentino, 1967
G. M. TABARELLI DE FATIS, F. CONCI, Castelli del Trentino, Milano,
Goerlich, 1974
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