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Sano e la Grotta del Colombo |
Solitario villaggio posto su un verde ripiano che domina la
valletta del Cameras, sulla vecchia strada che conduceva da Mori a Castione.
Poche case – tra le quali villa Benedetti, circondata da un giardino-
ingentilite da elementi lapidei che risentono dei modi dei maestri castionesi,
si raccolgono attorno alla chiesa di S. Antonio Abate, ampliata nel 1891 e
rinnovata nel 1961, all’interno pale d’altare del XX secolo in stile neogotico.
A sud del villaggio la località San Zeno, forse nucleo originario del paese,
dove un vetusto capitello dedicato al santo vescovo veronese ricorda, assieme a
San Zeno di Crosano e alla primitiva titolazione della chiesa di Besagno,
l’antica giurisdizione ecclesiastica della chiesa di Verona su questa parte
della val Lagarina.
In località Caneve, ai piedi della Crona, si apre una curiosa grotta adibita a
cantina.
Luogo di rilevante interesse archeologico e di misterioso fascino è la Grotta
del Colombo, raggiungibile attraverso il sentiero attrezzato che parte dalla
pista ciclabile lungo il rio Cameras, oppure dalla strada per Sano.
Pannelli a cura dell’Ufficio Beni archeologici della Provincia di Trento
illustrano i ritrovamenti avvenuti nella grotta e la sua storia.
Nella vasta caverna che si apre nelle chine del Dos Castion, sovrastato dai ruderi del castello della Corte,
Paolo Orsi, l’insigne archeologo roveretano,
all’epoca appena ventenne, scoprì nel 1881 una quantità impressionante di
materiale che analizzò con un metodo di indagine stratigrafico e
interdisciplinare assolutamente moderno. Pubblicato nel “Bollettino di
Paletnologia italiana”, il saggio sulla Grotta del Colombo è considerato la
pietra miliare nella storia degli studi di paletnologia del Trentino e segna la
nascita dell’archeologia moderna nella regione.
Gli scavi portarono alla luce resti di focolari e numerose sepolture, dentro e
fuori la grotta, che restituirono centinaia di frammenti di vasi, fusi da
telaio, pendagli in osso del tipo “bottone Montgomery”, chiaro influsso della
cultura “campaniforme” sviluppatasi su gran parte del territorio europeo nel
2800-2200 avanti Cristo, ceramica impressa a triangoli e a bande che rivela
l’influenza dell’area renana, utensili in selce e inoltre una grande quantità di
ossa di animali domestici (cane, bue, pecora, maiale, cavallo, asino) e
selvatici (orso, capriolo, cervo, lepre) oltre a lische di pesce.
Il materiale ritrovato, in buona parte conservato nel Museo Civico di Rovereto,
copre un periodo di tempo che va dal neolitico all’età del bronzo e attesta la
lunghissima frequentazione del sito da parte delle popolazioni preistoriche.
Per saperne di più
P. ORSI, La stazione del Colombo, in “Bollettino di Paletnologia”, 1885
Storia del Trentino. La preistoria e la protostoria, Trento, 2000
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